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TUFO

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EmmettBrown
view post Posted on 26/9/2011, 10:51 by: EmmettBrown
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Doc EmmettBrown

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Il TUFO
Visto che se ne parla molto ed è molto presente nella vita quatidiana e di una certa importanza apro un post dedicato a questo materiale naturale di origine vulcanica.




Il tufo, dal latino: tuphi, è una roccia sedimentaria piroclastica di origine vulcanica, molto diffusa in Italia ed in particolare nell'Italia centro-meridionale, e risulta essere il materiale più usato per ogni genere di costruzione, dal muro di sostegno al muretto di recinzione, dal tompagno alla volta etc..
Mineralogicamente ha una composizione simile ad una alcalitrachite. E' da considerarsi una roccia di origine piroclastica ovvero una roccia prodotta dall'attività esplosiva dei vulcani che durante la loro eruzione, i gas che si sprigionano violentemente, frammentano e polverizzano la lava fluida e le rocce circostanti il condotto.
Il materiale piroclastico (ceneri, pomici e lapilli) prodotto, viene proiettato nell'ambente circostante ove si deposita in ambiente subaereo o subacqueo. Il materiale più leggero viene trasportato dal vento anche in zone molto lontani dal centro di eruzione.
A seconda delle dimensioni dei frammenti possiamo avere:

a) agglomerati vulcanici con frammenti dalle dimensioni maggiori a 32mm di diametro (brecce vulcaniche),
b) tufi con frammenti aventi dimensioni da 32mm a 0.25 mm di diametro,
c) ceneri vulcaniche con frammenti inferiori a 0.25mm.

La composizione chimica dei tufi è di solito analoga a quella delle rocce effusive con le quali si mescolano ed in particolare i componenti dei tufi possono essere distinti in tre categorie:

1) frammenti vetrosi presenti nel magma allo stato fuso
2) tutti i minerali tipici nelle rocce effusive tra cui augite e leucite
3) minerali preesistenti all'eruzione vulcanica anche di natura diversa da quella magmatica.
Si hanno dunque tufi vetrosi, tufi a cristalli, tufi litici.

Di aspetto granuloso, il tufo risulta un materiale molto poroso. La sua struttura granulare, offre un ottima aderenza con la malta e pertanto unitamente ad altre sue caratteristiche fanno di questo materiale uno dei prodotti maggiormente usati in edilizia. Il tufo generalmente è definita una pietra tenera e la sua resistenza allo schiacciamento varia con la varietà della roccia stessa. Le caratteristiche fisiche e meccaniche variano a causa delle notevoli varietà esistenti, non solo da cava a cava ma anche nella stessa cava e da livello a livello.
In Campania sono comuni i tufi trachitici, cementati o incoerenti, di colore giallastro. Tra i più diffusi troviamo il Tufo Giallo Napoletano ampiamente utilizzato in edilizia per la realizzazione di strutture murarie (muratura di tufo) e la pozzolana (incoerente) usata per la produzione di malta idraulica. Noto è anche il tufo di natura ignimbritica dalla colorazione verde dell'isola di Ischia chiamato, per la sua localizzazione, "Verde Epomeo". Tufi andesitici di colore grigio sono frequenti tra Verona e Vicenza e si sono formati all'inizio del terziario come provato dai fossili che includono. Nel Lazio sono caratteristici i tufi nefritici, generalmente con cristalli di leucite chiamati peperini che possono variare nella colorazione dal grigio al rosa e tra i due il più diffuso è il peperino grigio.

Caratteristiche fisico-meccaniche:
Carico di rottura a compressione 3-7 MPa
Coefficienti di imbibizione riferito al peso: 0.20 - 60 kg/cmq
Modulo di Elasticità 3000 - 15000
Peso specifico: Tufo Vulcanico 1100 - 1700 Kg/mc
Tufo macinato 950 kg/mc
Coefficiente di conducibilità termica [Norma UNI 7347-54]:
0.63 W/mK per densità pari a 1550 kg/mc
1.7 W/mK per densità pari a 2270 Kg/mc



Questa è la descrizione di un venditore di tufo dove ci descrive le ottime caratteristiche di questa roccia effusiva, ma questa ha anche degli svantaggi, è poroso quindi assorbe umidità e di difficile asciugatura (sconsigliato l'uso di mura per case) ed emana radon.

La storia del tufo è lunga, lo è stato usato per millenni, perché di facile lavorazione ed estrazione.
Un esempio gli Etruschi ci hanno lasciato molte testimonianze.

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cava di tufo

Concentrazione del radon a livello regionale.
Molti rilevamenti successivi hanno permesso di individuare in modo più particolareggiato varie aree a rischio presenti in Italia.
Purtroppo carenze sia tecniche che organizzative non hanno permesso di effettuare una efficace mappatura del rischio in tutte le province italiane.


Quindi il Tufo e il Radon sono legati tra loro, maggiore tufo maggiore Radon, questi li troviamo in quelle zone dove sono presenti i vulcani, il lazio ormai non ne ha più ma un tempo era un vero e proprio "inferno", ormai a noi sono rimaste solo le caldere di questi perché esplosi.
Il lazio era un concentrato di attività vulcanica, di facile intuito lo si può notare dai Lagi di Nemi e Albano (zona castelli), Bolsena, Bracciano e Lago di Vico.
è impressioanante la numerosità in una sola regione.

Andiamo a vedere in dettaglio la zona vulcanica del Lazio, perché oltre ai vulcani che abbiamo menzionato era presente Il Vulcano Sabatino, chiamato anche distretto vulcanico sabatino, copre un’area di oltre 1600 km² delimitata a Nord Ovest dai distretti vulcanici dei Monti Volsini e Cimini, a Sud Est dall’apparato dei Colli Albani, a Nord Est dalle unità sedimentarie della dorsale appenninica e a Sud Ovest dai sedimenti marini.

La sua attività si è sviluppata all’interno di una fossa tettonica compresa fra i due sollevamenti (horst) dei Monti della Tolfa a Ovest e del Monte Soratte a Est.

Il vulcanismo sabatino, diversamente da quello dei colli Albani, è di tipo “areale”, cioè con un apparato esterno che non appare circoscritto ad un cono, ma interessa un’area più o meno vasta.




L’apparato vulcanico sabatino iniziò la sua attività circa 600.000 anni fa, contemporaneamente ad altri distretti vulcanici del Lazio (Bolsena, Vico, Colli Albani, Roccamonfina) con il primo edificio vulcanico di Morlupo-Castelnuovo di Porto. Poco dopo l’attività iniziò anche nella zona di Sacrofano, con la formazione di un centro eruttivo tra i più rilevanti, sia per la durata, sia per l’enorme quantità dei prodotti emessi. Le sue prime importanti eruzioni furono di tipo pliniano (estremamente esplosivo); i depositi di questa fase (circa 560.000-548.000 anni fa), presenti nella zona nord-orientale del Parco, sono costituiti dal Tufo giallo della Via Tiberina, che mostra localmente spessori di 50-70 metri, e che viene ancora oggi, così come già dai tempi degli Etruschi (VIII-IV secolo a.C.), estratto in cava per la produzione di blocchetti per l’edilizia, grazie alla sua elevata resistenza abbinata alla facilità di lavorazione.

La quantità di prodotti vulcanici emessi in questa fase fu così elevata che colmò la valle dell’antico Tevere, spostandone il corso a est del Monte Soratte. Il vulcano di Sacrofano rimase in attività per circa 150.000 anni, ma in maniera discontinua, tanto che tra i depositi vulcanici di quel periodo (“Tufi varicolori di Sacrofano e La Storta”) si nota lo sviluppo di antichi suoli adatti alla crescita di vegetazione. In questo stesso periodo l’attività vulcanica si diffuse in tutti i Sabatini, e nacquero diversi centri vulcanici, con emissione sia di colate di lava che di prodotti esplosivi; si vennero a creare anche molti edifici secondari detti coni di scorie, costituiti principalmente da lapilli, scorie e cenere che sono ancora oggi riconoscibili (Monte Rocca Romana, il più alto dei Sabatini, Monte Musino, Monte Solforoso, Monte Ficoreto, ecc.). Le ultime importanti fasi dell’attività esplosiva del vulcano di Sacrofano terminarono all’incirca 330.000 anni fa quando, con la riduzione della pressione del magma, l’acqua presente nel sottosuolo entrò in contatto con la camera magmatica causando violente eruzioni esplosive che produssero il “Tufo di Sacrofano” e distrussero la parte sommitale del vulcano; ne seguirono lo sprofondamento della depressione della caldera di Sacrofano, al cui interno sorge oggi l’abitato, e, poco dopo, la nascita di edifici vulcanici al margine di questa caldera, tra i quali Monte Razzano, sulle cui pendici settentrionali sorge oggi il paese di Campagnano.
Contemporaneamente, il progressivo svuotamento di una grande camera magmatica principale posta a circa 4 km di profondità, insieme ad un grosso sistema di faglie regionali, determinò, tra 400mila e 150mila anni fa, la formazione della grande conca oggi occupata dal lago di Bracciano, che non è quindi un antico cratere, ma una depressione vulcano-tettonica, e in cui si riconoscono i resti di antichi crateri come Vigna di Valle, Anguillara, Trevignano, Vicarello. L’attività finale del distretto sabatino continuò soprattutto nel settore orientale con episodi di tipo freatomagmatico (cioè interazione magma-acqua), quali Martignano, Stracciacappe, Monterosi, Baccano: nella caldera di quest’ultimo, in cui si era formato un lago, bonificato in tempi antichi, scorre oggi la Via Cassia. L’attività vulcanica di quest’area si esaurì definitivamente meno di 40.000 anni fa.


Ecco perché nel lazio e toscana ci sono metri e metri di tufo nelle profondità della terra, e spiegato anche il motivo di un fondo naturale superiore al doppio di quello comune in altre zone di italia e mondo.

Ormai è stato testato scentificamente e riconosciuto che le alte concentrazioni di Radon sono mortali per l'uomo. (ovviamente è esagerato il termine, bisogna vedere che concentrazioni ci sono, e non è semplice attribuire la causa al Radon)

E allora come fare?
Il Radon è un Gas e quindi i locali vanno ben areati, per maggiori info vi rimando in questa sezione https://radioactivity.forumcommunity.net/?f=7062268

altri riferimenti
www.parcodiveio.it/_ita/territorio/..._vulcano_01.htm
http://89.97.218.226/web1/laziale/geologia/schema.htm<img class="rteImage" src="https://radioactivity.forumcommunity.net/editor/images/image.gif" alt="Add Image" title="Add Image" onmousedown="addImage('rte1')" height="24" width="25">

Edited by EmmettBrown - 7/12/2013, 21:09
 
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